“Perché le mamme dei miei compagni vengono sempre ad aspettarli a scuola e tu non vieni mai?” mi chiede mio figlio di sei anni.
“Tesoro, mamma è al lavoro quando esci.”
“Ma, se puoi, una volta vieni?” mi chiede, mentre mi guarda con due occhioni imploranti.
“Ma certo!” rispondo e intanto mi sento un verme.
Oramai pensavo di aver superato il senso di inferiorità rispetto alle mamme “non lavoratrici” e sempre presenti, ma forse non era vero..
Appena nato il mio primogenito il solo fatto di doverlo lasciare al nido mi creava ansia e questo lui lo sentiva.
Facevo delle corse folli in tangenziale per arrivare in tempo a prenderlo e lui tutte le volte doveva finire di giocare e tergiversava prima di uscire, perché doveva farmi vedere tutte le belle cose che aveva fatto nella giornata.
Con il secondo figlio è stato tutto più facile, ma il doverlo lasciare per molte ore è sempre stato duro.
“Ok, mi prendo due ore di permesso e gli faccio una sorpresa” penso.
Così, avendo in mente la pubblicità di una nota azienda dolciaria, dove è il papà a lasciare l’ufficio per correre a prendere il figlio, mi presento davanti alla scuola.
Lui mi vede, si illumina, e mi viene incontro “Che bello, mamma, sei venuta! Allora mi accompagni anche a calcio?”
“Certo!”
E così mi avvio tenendolo per mano verso il campo, mentre lui mi racconta a raffica tutto quello che ha fatto.
Mentre lo guardo giocare, accanto alle altre mamme, mi godo questa mezza giornata di mamma a “tempo pieno”. Domani devo recuperare due ore.
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