Quando ero piccola le mie estati le passavo agli scogli vicino all’accademia di Livorno, con indosso solo le scarpe di gomma, il costumino e un cappellino. Ancora non si erano scoperti gli effetti negativi dei raggi solari e le proprietà delle creme ad alta protezione, quindi le scottature erano considerate dei passaggi obbligati verso l’abbronzatura.
Abitando al mare, con i primi caldi iniziavamo a fare il bagno, normalmente Maggio, e finivamo con i primi freddi.
Passavamo le giornate con una bottiglia di vetro del succo di frutta con dentro delle conchiglie. Facevamo la posta ai pesciolini che stavano nelle buche per poi cercare di pescarli facendoli entrare nella bottiglietta. Naturalmente poi li rimettevamo in mare, perché alle nostre ripetute richieste di portarci a cassa quei piccoli pesci le nostre mamme ci ricordavano che non era possibile. Dovevamo rimetterli nell’acqua e lasciare che tornassero a casa.
Adesso invece con due bimbi piccoli le mie estati sono cambiate.
Niente più scogli e pesci, ma ho dovuto optare per il paradiso dei bambini. La riviera romagnola.
Giochi, scivoli, altalene e tappeti elastici su tutte le spiagge, animazione per i bambini e per gli adulti.
Tutto bellissimo, soprattutto per mio figlio di 6 anni e mezzo che appena arrivato in spiaggia si toglieva i vestiti e iniziava a giocare a calcio, a pin-pong o altro e non si rivedeva se non per bere o mangiare.
Per il piccolo di 2 anni e mezzo tutti quei giochi erano un richiamo irresistibile e così ci ha costretti a tour di force estenuanti.
Iniziava dall’area bimbi dei bagni 4 fino a quelli dei bagni 22 e ritorno, e dovevi stare attento a non distrarti perché il passaggio da un bagno all’altro, repentino e imprevedibile, comportava il sicuro rischio di perdersi il bimbo.
Insomma in 15 giorni il figlio grande è diventato un asso del calcio, il piccolo ha imparato ad usare i tappeti elastici e io sono campionessa di scatti in velocità sulla sabbia.
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