Realizzare un grande progetto, come per esempio avere un figlio, crea un disorientamento dovuto alla perdita di un equilibrio pre-esistente.
Quando si aspetta un figlio la futura mamma si immagina il momento in cui coccolerà il piccolo e gli canterà le ninne nanne, mentre il futuro papà pensa a quando lo porterà a giocare a pallone o a pesca.
Finalmente nasce e ti portano un fagottino che ami alla follia appena lo vedi, benché sia rugoso, affamato e piagnucolante.
Arrivi a casa e ti accorgi che non ti hanno dato il libretto di istruzioni. Niente di quello che ti hanno detto al corso pre-parto ti serve e ogni persona che incontri ha per te un consiglio diverso.
Alla stanchezza fisica data dalle notti insonni per le coliche, alle lunghe passeggiate (chissà perché i bambini quando sono fuori dormono come angioletti e iniziano a strillare appena varchi la soglia di casa) si aggiunge la frustrazione di non poter fare le cose che si sono sempre fatte.
Sembra banale, ma il serale bagno rilassante, non è neppure pensabile senza prendere in considerazione una possibile uscita di corsa dalla vasca al primo vagito del pupo con conseguente allagamento di mezza casa e rovinoso volo nel corridoio.
Insomma si rompe un equilibrio, e tale rottura, che in una situazione di riposo normale e tranquilla routine quotidiana sarebbe una semplice incrinatura, diventa una voragine ampliata dalla mancanza di sonno e dalla stanchezza.
E’ qui che subentra un’amica che non ci deve mai abbandonare. La PAZIENZA. Sarà lei che ci guiderà verso la fine del tunnel dandoci un faro con cui illuminare il percorso e farci vedere le cose sotto una diversa prospettiva.
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